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Veneri di Parabita


Statuine femminili in osso, c.d. Veneri di Parabita.

Inv. 139802-copia 169016; inv. 139803-copia 169018.

“Grotta delle Veneri”, Parabita (LE). Paleolitico Superiore, circa 20.000 anni fa.

Sala II, vetrina 7A, 1.1-1.2


Le “Veneri di Parabita”, rinvenute nel 1966 a Parabita in una grotta scoperta l’anno precedente da Giovanni Piscopo e che da esse avrebbe poi preso il nome, sono due statuine realizzate in osso che rappresentano figure femminili stanti. Quella più grande, ricavata dall’osso lungo di un erbivoro di grande taglia, è la più realistica e presenta la caratteristica di avere il viso che sembra avvolto da un velo, forse un’acconciatura o una maschera. La posizione delle braccia, accostate sotto il ventre, suggerisce che rappresenti una donna incinta.

La statuina più piccola (6,1 cm d'altezza e 1,5 cm di larghezza) è realizzata in modo più sommario e si è supposto potesse essere stata utilizzata come utensile “a decorazione scolpita”. Anche in questo caso la posizione delle braccia suggerisce che l’oggetto rappresenti una donna incinta.

Tali statuine femminili, che rappresentano donne caratterizzate da una particolare enfasi degli attributi sessuali, molto diffuse in Europa in questa fase del Paleolitico, potrebbero aver svolto, a seconda dei contesti e delle modalità di utilizzo, ruoli diversificati. Se l’aspetto simbolico o rituale connesso alla loro iconografia resta enigmatico, l’idea però che siano da mettere in relazione a un culto della fertilità appare quella più probabile e maggiormente condivisa dagli studiosi.


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